Ven. Ghesce Tenphel – Insegnamenti sul Bodhisattvachayavatara- Capitolo IX – La Saggezza
Questo insegnamento, tenuto dal ven. Ghesche Tenzin Tenphel, illustra il nono capitolo (La Saggezza) del bellissimo testo in versi di Shantideva, in cui descrive lo stile di vita del Bodhisattva. “Le verità illusorie o convenzionali sono definite così poiché sono realtà accertate da menti valide, le quali hanno apparenze dualistiche, che non comprendono il significato reale e le verità assolute hanno tale denominazione in quanto realizzate da un essere con saggezza suprema, o arya, la mente del quale non possiede apparenza dualistica, queste vengono considerate le due verità. …
Poi fra i vari yoghin appartenenti alle varie scuole di pensiero come il Piccolo veicolo, o il Grande veicolo dei Cittamatrin e quella dei Madhyamika, esistono differenze sulla comprensione della natura delle entità di conoscibili. Perciò coloro che dispongono di una conoscenza più elevata rigettano le teorie di quelli che al riguardo hanno una percezione inferiore.”
Anche la saggezza nel LoRig è tra i cinque fattori mentali “che determinano l’oggetto” ed è definita un conoscitore che discrimina per proprio potere l’oggetto. Senza la saggezza non avremmo modo di capire e di comprendere ciò che è positivo o negativo, ciò che è appropriato o non appropriato e tra ciò che esiste e non esiste. Ha la funzione di vincere il dubbio, perché quando si analizza l’oggetto con il ragionamento, si arriva al suo accertamento.
La saggezza, la sesta paramita, è paragonata a una persona che ci vede perfettamente, mentre le altre 5 (pazienza, moralità, generosità, sforzo entusiastico e meditazione) sono paragonate a persone cieche che possono essere guidate, in modo da non perdersi, solo dalla saggezza che invece vede.